Reed è probabilmente il più fantasioso e sfrenato romanziere americano dei nostri anni, il creatore di universi tratti dai media, ma rielaborati in modo non conciliante, esplosivo, esilarante.
Il 19 maggio 2016, dopo aver ricevuto il Premio Alberto Dubito International nell’aula Baratto dell’Università Ca’ Foscari, a Venezia, Ishmael Reed pronunciò il suo acceptance speech. Per continuare a svolgere in modo proficuo la propria attività creativa, disse, occorre seguire l’esempio dei jazzisti, che con la bellezza hanno sempre avuto un rapporto libero, disinibito e cosmopolita, in una parola globale.
La giornata di studi che accompagnava la cerimonia del conferimento del premio, intitolata “Il flauto incrinato di Euterpe”, raccoglieva studiosi di orientamenti, competenze e ambiti disciplinari diversi ma uniti da un obiettivo comune, testimoniato da questo volume. A partire dal “going global” suggerito da Reed qui si articola il concetto di globalizzazione secondo tre ipotesi interpretative: come decostruzione dei luoghi comuni relativi ai valori occidentali, come attraversamento degli ambiti disciplinari, delle barriere linguistiche e dei confini geografici e infine, sulla falsariga di quanto avviene in Mumbo Jumbo, il più conosciuto romanzo di Reed, come disseminazione di quelle posture che aprendo a prospettive inedite consentono il mescolamento dei codici in vista di nuovi equilibri conoscitivi. Per questo alla poesia e alla letteratura Una bussola per l’infosfera affianca forme espressive quali la musica, le arti coreutiche e quelle visive.
Ishmael Reed ha pubblicato nove romanzi, cinque raccolte di poesie e quattro di saggi, ha collaborato con nume-rosi musicisti e scritto testi per il teatro e la televisione. Docente a Berkeley, nominato per un Pulitzer e vincitore di diversi premi letterari (tra cui il MacArthur Fellowship e il L.A. Times Robert Kirsch Lifetime Achievement Award), è stato finalista del National Book Award sia per la prosa sia per la poesia.