Agenzia X inaugura una collana dedicata al pensiero radicale femminista: degenerante, una voce che richiama alle soggettività indomite, insofferenti al genere e all’ordine costituito.
Abbiamo scelto di partire dall’esperienza latinoamericana e dalla sua connessione con le altre geografie del desiderio per tracciare la mappa di una nuova resistenza politica che, per essere tale, deve necessariamente partire dalla decolonizzazione dei corpi, dei territori e dei saperi.
Per ribaltare i canoni non basta abbattere i muri, bensì creare un processo di germinazione di ruoli e sguardi sul mondo per resistere alle difficoltà, ricreare pratiche e forme di lotta in grado di raggirare l’ostacolo e dare vita a nuove intelligenze, relazioni e sperimentazioni collettive, aprendo nuovi varchi nel presente.
In Amazzonia c’è un fiume, il Rio Doce, inquinato dagli scarichi di una compagnia mineraria che sembrava ormai spacciato, ma due anni dopo gli abitanti della comunità indigena scoprirono che il fiume aveva trovato un modo per resistere sottoterra. Come faremmo noi in una situazione analoga? Forse il nostro ego inizierebbe a pensare: sono distrutta! Non c’è via d’uscita! Cosa penserà la gente di me? Non valgo niente, sono spacciata! Niente ha più senso, è finita... Oppure proietteremmo la causa dei nostri mali sull’altro: guarda cosa mi hanno fatto! E colpa dei politici al governo, del capitalismo! Il fiume, invece, non ha un ego, non è un soggetto pensante. Quando la vita si sente minacciata, quando il fiume si sente ostacolato da forze distruttive in grado di minare la sua vitalità, trova subito un altro modo per sopravvivere sotto altre sembianze, in altri spazi e in altri modi. Il fiume compie così il suo destino, che non è altro che un incessante processo di trasfigurazione per continuare a generare vita.
Nella stessa collana
Constelación feminista, La luna che muove le maree. L’assalto al patriarcato