Il Mattino, 2 aprile 2010Dai migranti un contributo che sfida il razzismo
L’apertura verso società multietniche e multiculturali si spartisce, anche nell'aumento dei flussi migratori, con i più complessi fenomeni di xenofobia, pregiudizio e tolleranza zero. In ragione, delle stesse difficoltà di piena integrazione e adattamento. Su queste problematiche e sullo spigoloso ossimoro «Razzismo democratico, San Nicola Varco, Castelvolturno, Rosarno e le politiche migratorie in Europa», si è aperto nella Sala degli Angeli del Suor Orsola Benincasa, l’incontro tematico - introdotto dal preside di Scienze della Formazione Lucio d'Alessandro - che ha preso spunto dalla presentazione dell'omonimo testo a cura del sociologo Salvatore Palidda: Razzismo democratico. La persecuzione degli stranieri in Europa (Agenzia X, pagg. 256, euro 16). Frutto del lavoro sul campo di ricercatori europei del sesto programma quadro del progetto Crimprev. «Il nodo tematico della ricerca comparativa» spiega il promotore dell'iniziativa e docente di sociologia del Suor Orsola, Antonello Petrillo «offre un'interessante prospettiva di analisi. Proprio perché la problematica dell'emigrazione è un fatto sociale per eccellenza nel quale si innervano dimensioni differenti. Che diacronicamente ci connettono al nostro passato e sincronicamente al nostro presente». Da qui, tra la proiezione del documentario - realizzato da InsuTv e vincitore del primo premio Visioni italiane Doc 2010 - «Rosarno: il tempo delle arance» e della mostra fotografica (ancora in corso) di Giulio Piscitelli «Deep blue, identità migranti» - si coglie il sostanziale monito dello stesso Palidda al pieno recupero dell'azione collettiva. E senza dimenticare che i migranti contribuiscono ufficialmente alla produzione del 13 per cento del Pil, va colto l'auspicio verso politiche migratorie sempre più efficaci e deterrente sociale al ripetersi di eventi come quelli di San Nicola Varco, Castelvolturno e Rosarno. Di conseguenza - conclude Petrillo - affrontare la questione dei migranti non può significare istituire un campo discorsivo apposito: un recinto di parole che imprigionano un significato, ma guardare al complesso delle problematiche del Paese ospite, in relazione alle politiche sociali, economiche e sanitarie, senza istituire barriere artificiose tra le parti».
di Nadia FioreNigrizia, ottobre 2009Tolleranza zero
… sì, ma proprio nei confronti della tolleranza zero. Verrebbe da dire così, percorrendo una serie di titoli su xenofobia e razzismo centrati sul caso italiano e non solo. Razzismo democratico, per esempio, si occupa della “persecuzione degli stranieri in Europa” (Italia compresa, e con riferimenti all’“esperimento penale americano”).
Ma le due “tolleranze zero” non sono speculari. Se quella invocata dall’assillo per la sicurezza ha delle connotazioni soprattutto emotive, aizzate dalla gran cassa mediatici, e trova rapida attuazione in leggi, “pacchetti” e ordinanze, la tolleranza zero di segno contrario – ossia quella che non ammette la pratica delle discriminazioni – ha un carattere razionale, si nutre di storia, di statistiche, di studio… Cioè di cose che non sembrano riscuotere grande interesse, oggi, a livello politico e nazionalpopolare. “L’esasperazione della criminalizzazione, della ‘tolleranza zero’, degli esperimenti di eliminazione dell’‘eccedente umano’ […] corrisponde a una gestione della società che esclude il recupero, la reintegrazione o la riabilitazione sociale perché punta solo alla ‘massimizzazione’ dei profitti dei soggetti al potere”, annota il curatore.
Si osserva che, se è pur vero che l’antirazzismo “scientifico” alligna nell’area culturale della sinistra in senso lato, non necessariamente è da promuovere a pieni voti la sinistra di governo. Questo volumi, infatti, non si peritano di denunciare i discorsi e i provvedimenti di amministratori o esecutivi di sinistra, quando essi si rivelino inadeguati, dubbi o condannabili. È questo il senso dell’espressione “razzismo democratico”.
di Pier Maria MazzolaMa le due “tolleranze zero” non sono speculari. Se quella invocata dall’assillo per la sicurezza ha delle connotazioni soprattutto emotive, aizzate dalla gran cassa mediatici, e trova rapida attuazione in leggi, “pacchetti” e ordinanze, la tolleranza zero di segno contrario – ossia quella che non ammette la pratica delle discriminazioni – ha un carattere razionale, si nutre di storia, di statistiche, di studio… Cioè di cose che non sembrano riscuotere grande interesse, oggi, a livello politico e nazionalpopolare. “L’esasperazione della criminalizzazione, della ‘tolleranza zero’, degli esperimenti di eliminazione dell’‘eccedente umano’ […] corrisponde a una gestione della società che esclude il recupero, la reintegrazione o la riabilitazione sociale perché punta solo alla ‘massimizzazione’ dei profitti dei soggetti al potere”, annota il curatore.
Si osserva che, se è pur vero che l’antirazzismo “scientifico” alligna nell’area culturale della sinistra in senso lato, non necessariamente è da promuovere a pieni voti la sinistra di governo. Questo volumi, infatti, non si peritano di denunciare i discorsi e i provvedimenti di amministratori o esecutivi di sinistra, quando essi si rivelino inadeguati, dubbi o condannabili. È questo il senso dell’espressione “razzismo democratico”.