Dai capelloni ai moicani. Testimonianze da una comunità ribelle sotto l’ombra dei glicini a rappresentare le radici dei movimenti sociali.
Provate a immaginare una grande casa liberata nel centro di Milano. Un’isola pirata, un concentrato di libertari, famiglie senzatetto, hippie, comunisti, femministe, cattolici del dissenso, operai riottosi, ragazzi di strada ed ex partigiani. Provate a immaginare di entrare in uno dei luoghi più tolleranti e pieni di energia di tutte le epoche. Allora capirete perché proprio in quello spazio furono ospitati i primi scatenati punk che poi daranno vita allo storico Virus.
Via Correggio 18, occupata nel 1975 e sgomberata nel 1984, era un luogo aperto, fulcro di mille incontri trasversali, una sorta di albergo per girovaghi internazionali e asilo per le battaglie sociali del periodo. Un nucleo combattivo di futura umanità in movimento, con iniziative di quartiere, una cassa comune in cui ognuno dava secondo le proprie possibilità, un’assemblea come unica sede decisionale e poi feste o spettacoli teatrali nei capannoni industriali sul retro di un palazzo lussuoso, dove una volta risiedevano i padroni dell’ex fabbrica. In questi appartamenti si era creata una dimensione confusionaria ma quasi idilliaca con una grande terrazza sormontata da meravigliose piante di glicine che riempivano di fiori le primavere degli occupanti, in cui sbocciavano amori e utopie, nascevano bimbi e si sognava un mondo migliore.
Questo libro è stato realizzato grazie alle numerose testimonianze degli ex occupanti di via Correggio 18, raccolte e sviluppate in un clima collettivo che richiama i tempi in cui quella casa rappresentava uno dei motori della produzione di flussi desideranti.
L’illustrazione di copertina è di Matteo Guarnaccia