L’inquadratura non è una finestra sul mondo. Come la memoria, che cancella e nega nell’atto di ricordare, anche l’immagine nasconde nel momento stesso in cui mostra.
Eyal Sivan
Autore lontano dalle formule abusate del cinema politico, Eyal Sivan racconta Israele come nessun altro. Dall’interno, secondo un’interrogazione appassionata del passato e della memoria, con uno sguardo rivolto al presente e alla realtà del mondo.
Da Uno specialista, cronaca sulle tracce di Hannah Arendt del processo al burocrate dell’Olocausto Adolf Eichmann, a Route 181, viaggio lungo la linea di confine di un possibile Stato binazionale, ad Aus Liebe zum Volk, immersione nel modernissimo sistema di controllo della Germania Est, Sivan ci invita a una lettura che rovescia le certezze consolidate degli immaginari occidentali.
Il suo dispositivo cinematografico, spostando l’attenzione dalle vittime ai colpevoli, rivendica il primato della responsabilità e della giustizia. Lo spettatore trova nei suoi film visioni nuove, spiazzanti, problematiche.
Eyal Sivan è nato a Haifa (Israele) nel 1964. Fotografo, militante politico, regista, lascia Israele per Parigi nel 1985. Il suo primo film Aqabat-Jaber, vie de passage vince al Cinéma du Réel nel 1987 e lo segnala a livello internazionale. Da allora i suoi documentari vengono presentati ai festival più importanti suscitando reazioni appassionate e polemiche.