Expopolis 3
Mercoledì 29 maggio 2013 ore 18.30
@ Cs Cantiere – via Monterosa 84 – Milano
Incontro "Diritto alla città" con: Max Guareschi, Università di Genova – Anna Casaglia, Università Bicocca – Agostino Petrillo, Politecnico di Milano – Lucia Tozzi, critica di architettura e città – Roberto Maggioni, giornalista, co-autore di ExpoPolis assieme al collettivo Off Topic
In un recente volume David Harvey sottolineava come tutte le grandi crisi economiche degli ultimi decenni siano state innescate da una crisi immobiliare. Non si tratta di un elemento collaterale dell'economia reale, bensì di uno dei nodi fondamentali attorno a cui si è determinato il "divenire rendita del profitto" descritto in questi anni da Toni Negri. Oggi, nuovamente, mutano assieme, radicalmente, i paesaggi urbani e la funzione della rendita edilizia, della speculazione immobiliare, dell'uso sociale diffuso degli edifici e la percezione condivisa della loro funzione.
Costruire e cementificare resta un mantra intoccabile del neoliberismo in ristrutturazione dentro la crisi, nella Milano dell'Expo. L'edilizia è settore trainante (e spesso denunciato come assente) nella spasmodica ricerca di un incremento del PIL, soprattutto in rapporto al debito. Nel gioco d'azzardo della finanza globale è di nuovo il mattone uno dei sicuri rifugi delle Banche che per rafforzare i loro bilanci esigono un prezzo alto per ogni metro-quadro che significa la creazione artificiale di un bisogno, quello della casa innanzitutto, che questo prezzo lo fa pagare a tutti noi.
Contemporaneamente però entrano in crisi diverse convinzioni e alcuni paradigmi su cui si poggiava la fiducia inossidabile nel mattone come strumento di accumulazione di ricchezza e anche di moltiplicazione dl valore. Per esempio citiamo due elementi.
Innanzitutto la proprietà: ad esempio come si fa oggi ad identificare con chiarezza la proprietà di un edificio posto sotto sequestro dallo Stato tramite la magistratura, ma ancora formalmente di proprietà di una società immobiliare, quotata in borsa, con sede in un paradiso off-shore e un debito tale con le banche da essere già virtualmente sotto il loro controllo?
Poi la inarrestabile sorte progressiva di un mercato che tra boom e bolle può contare su uno sviluppo illimitato grazie alla crescita della popolazione urbana a livello globale e la progressiva gentrification di crescenti aree metropolitane.
Non sappiamo dire se le occupazioni che hanno attraversato l'Italia (portando finalmente, anche se non nelle piazze piene, ma negli edifici abbandonati un vento che parla la nuova lingua di "Occupy" a partire dalle pratiche) siano completamente consapevoli di questa trasformazione. Non solo noi, nella metropoli milanese a partire dall'esigenza di sviluppare pratiche mutualistiche e solidali, ma anche rifugiati, studenti, migranti, senzacasa, operai di Roma, Torino, Bologna, Pisa, Napoli, Palermo abbiamo dato vita ad esperienze di riappropriazione di pezzi di reddito e di vita.
Non resta che andare fino in fondo, a caccia di vuoti da riempire. Ce ne saranno sempre di più. In attesa delle scosse preconizzate da sismologi è meglio avere orti orizzontali che verticali.
@ Cs Cantiere – via Monterosa 84 – Milano
Incontro "Diritto alla città" con: Max Guareschi, Università di Genova – Anna Casaglia, Università Bicocca – Agostino Petrillo, Politecnico di Milano – Lucia Tozzi, critica di architettura e città – Roberto Maggioni, giornalista, co-autore di ExpoPolis assieme al collettivo Off Topic
In un recente volume David Harvey sottolineava come tutte le grandi crisi economiche degli ultimi decenni siano state innescate da una crisi immobiliare. Non si tratta di un elemento collaterale dell'economia reale, bensì di uno dei nodi fondamentali attorno a cui si è determinato il "divenire rendita del profitto" descritto in questi anni da Toni Negri. Oggi, nuovamente, mutano assieme, radicalmente, i paesaggi urbani e la funzione della rendita edilizia, della speculazione immobiliare, dell'uso sociale diffuso degli edifici e la percezione condivisa della loro funzione.
Costruire e cementificare resta un mantra intoccabile del neoliberismo in ristrutturazione dentro la crisi, nella Milano dell'Expo. L'edilizia è settore trainante (e spesso denunciato come assente) nella spasmodica ricerca di un incremento del PIL, soprattutto in rapporto al debito. Nel gioco d'azzardo della finanza globale è di nuovo il mattone uno dei sicuri rifugi delle Banche che per rafforzare i loro bilanci esigono un prezzo alto per ogni metro-quadro che significa la creazione artificiale di un bisogno, quello della casa innanzitutto, che questo prezzo lo fa pagare a tutti noi.
Contemporaneamente però entrano in crisi diverse convinzioni e alcuni paradigmi su cui si poggiava la fiducia inossidabile nel mattone come strumento di accumulazione di ricchezza e anche di moltiplicazione dl valore. Per esempio citiamo due elementi.
Innanzitutto la proprietà: ad esempio come si fa oggi ad identificare con chiarezza la proprietà di un edificio posto sotto sequestro dallo Stato tramite la magistratura, ma ancora formalmente di proprietà di una società immobiliare, quotata in borsa, con sede in un paradiso off-shore e un debito tale con le banche da essere già virtualmente sotto il loro controllo?
Poi la inarrestabile sorte progressiva di un mercato che tra boom e bolle può contare su uno sviluppo illimitato grazie alla crescita della popolazione urbana a livello globale e la progressiva gentrification di crescenti aree metropolitane.
Non sappiamo dire se le occupazioni che hanno attraversato l'Italia (portando finalmente, anche se non nelle piazze piene, ma negli edifici abbandonati un vento che parla la nuova lingua di "Occupy" a partire dalle pratiche) siano completamente consapevoli di questa trasformazione. Non solo noi, nella metropoli milanese a partire dall'esigenza di sviluppare pratiche mutualistiche e solidali, ma anche rifugiati, studenti, migranti, senzacasa, operai di Roma, Torino, Bologna, Pisa, Napoli, Palermo abbiamo dato vita ad esperienze di riappropriazione di pezzi di reddito e di vita.
Non resta che andare fino in fondo, a caccia di vuoti da riempire. Ce ne saranno sempre di più. In attesa delle scosse preconizzate da sismologi è meglio avere orti orizzontali che verticali.