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Ero una fanzine
www.iyezine.com, gennaio 2023Mastica’zine. Ero una fanzine
Ancora una volta Agenzia X si conferma come una delle realtà più intimamente connesse con il tessuto sociale. Ero una fanzine ne è l’ennesima riprova. Il volume, dato alle stampe nell’estate dello scorso anno, ribadisce ulteriormente come la necessità di confrontarsi e analizzare quelle zone “meno nobili” della società italiana, debba essere vista come azione prioritaria. Non fosse altro che per provare a capire il mondo che ci circonda, anziché viverlo passivamente, o ancor peggio giudicarlo da lontano, per sentito dire. Anziché unirsi al coro dei (finti) indignati, le ragazze di Mastica’zine scelgono di andare a fondo nell’analisi di un problema più che mai vivo, anche se poco considerato dai media mainstream.
Ero una fanzine è il primo libro realizzato dal collettivo di fanzinare Mastica’zine, nato nel duemiladiciannove a cavallo tra Milano e Berlino, e deve essere visto come la risposta alla visione contemporanea che guarda all’eroina come a un fenomeno sociale da collocare nel nostro passato. Purtroppo per noi, però, le cose stanno diversamente, le morti per overdose negli ultimi anni sono tornate a salire, ma non ce ne siamo minimamente accorti, troppo presi a pensare all’eroina come un fenomeno relegato ad un contesto sociale di grande emarginazione. In realtà, come sottolineano i dati, l’eroina non è mai scomparsa dai radar, è stata solamente messa da parte, a discapito di altre dinamiche reputate più “interessanti” dai media di regime.
Terza uscita della nuova collana “Fulmicotone” di Agenzia X, quella dedicata alle nuove voci contemporanee, quelle che oltre a tracciare solchi nel tessuto sociale attuale, guarda alla necessità di raccontare il presente, analizzandolo sotto tutti i suoi aspetti. Con occhio critico e con la consapevolezza che per raccontare una società violenta occorra inevitabilmente una scrittura carica di rabbia e furore, al fulmicotone appunto.
Il tentativo del libro è quello di adeguare il linguaggio ai tempi correnti, liberando il problema da una narrazione tanto datata quanto retorica, dando voce direttamente a tutti coloro che si ritrovano a vivere, o ad aver vissuto in tempi recenti, esistenze scandite dall’eroina. Nei contributi di cui si compone “Ero una fanzine” possiamo (ri)trovare termini desueti come spaccio, consumo, dipendenza, astinenza, overdose, morte, esclusione sociale, pregiudizi e paure. Ma non solo, è anche ben presente tutto quel campionario sociale che si muove e che muove il consumo. Quella di far raccontare tutto questo, in prima persona, a chi come detto le ha vissute, o ancora, magari solo marginalmente, le vive, si rivela assolutamente vincente, proprio per il fatto che così facendo si elimina quell’approccio retoricamente moralista e perbenista di tutti coloro che hanno spesso sentenziato sull’argomento senza averlo mai realmente toccato da vicino.
Ero una fanzine ci mostra gli abissi reali da cui non tutti riescono a tornare indietro, con testimonianze che non entrano mai nel merito delle scelte, ma sradicano i pregiudizi parlando in modo libero e diretto, con un linguaggio giustamente crudo, e con la forza di chi ha dato del tu all’abisso. Stanchi di improvvisati trattati di sociologia che tutto fanno tranne iniziare un dialogo costruttivo volto ad analizzare il problema, non possiamo quindi che accoglierlo come un testo di riferimento per approcciare quella fetta di società che vive all’ombra e nell’ombra. Se è vero che il passato non è mai stato così presente e ingombrante come ora, siamo ancora una volta con le spalle al muro, obbligati a rivedere quella che è la nostra idea di socialità.
Marco Valenti
Tribal Cabaret, gennaio 2023 Ero una fanzine
La parola con la quale ci si imbatte di più è stagnola. Un involucro, solo un involucro, ma che in certe situazioni risulta essere di primaria importanza. Voci, scenari, testimonianze di giovani che fanno uso di eroina. Giorni nostri, molto lontani da quell’operazione denominata “Blue Moon”, né più né meno che un sequel di quello che capitò alle Black Panthers negli Stati Uniti. Smantellare sogni, lotte, pratiche di chi fu giovane in quegli anni. Da ribelli con una causa all’essere costretti al margine, all’angolo. Senza più una causa se non quella del come procurarsi… la “roba”.
Shock, shock, ancora sotto shock, per quello che mi ha dato Lei, peggio di così solo… Eroina, sembrava svanita nel nulla, invece non se né mai andata. Consumi in decrescita e mass-media ai quali fregava poco niente. Oggi di nuovo alla ribalta. Con aggiornati abbinamenti. Chimica, superalcolici, psicofarmaci, oppiacei. Chi l’ha vista brutta, chi ne è uscito, chi è in fase di transizione.
A raccontare e a raccontarsi sono i diretti protagonisti. Un “fuori scena” che odora di sotterraneo e notturno. Ad assemblare, Mastica‘zine, collettivo antisessista, antifascista, antirazzista. Fanzinare nei crocevia trascurati dai più, operanti dal 2019, tra Milano e Berlino. Sempre più itineranti. In Action: fare ricerche attraverso la capacità di saper ascoltare i “vivavoce”.
Al loro attivo una ‘zine e mezza ed ora questo libro che fa parte della nuova collana “Fulmicotone” della casa editrice Agenzia X. Svolgersi polifonico. Immergersi nei vicoli stretti del presente. Presa diretta, perché quello di cui parli e scrivi devi averlo a portata di sguardo. Quindi: FLASH (a seguire).
Apertura fumetto/logica, tutt’altro che lo svago mainstream. Strumenti per affrontare l’ero: via la soggezione, caffè su caffè, l’urgenza di parlarne, imprimere una mossa al tagliuzzato e al riattaccato, uscire dai discorsi a circolo.
Ti hanno chiesto di scrivere e allora devi vincere esitazioni, timidezze e quella domanda che ti assilla: ma a chi poi interessa veramente come sto io? Insonnia, lenzuola fradicie di sudore e sequenziali brividi freddi.
Il giorno dopo, stessi vagoni, stessa linea della metropolitana. Un rituale che fatichi a capire se è “para-noioso” oppure l’esatto contrario. Un po' di tachicardia addosso, la solita compagnia taciturna e talvolta sopra le righe. Un giorno sei con uno in meno e in un altro giorno sei con due in più. Stop, si scende.
Bosco. Per modo di dire, perché anche molti alberi sono malandati, con siringhe conficcate come se fossero addobbi. Camminare accorto tra rifiuti e avanzi di ogni sorta. Nonostante ciò ti capita che devi pure fare la fila per avere quello di cui hai bisogno.
Rogoredo, carta. Prima pagina sui giornali. Capitale del Nord a misura di tossicodipendenti. Se arrivano le forze dell’ordine, niente… tutta la “panoramica” si sposta. Come distinguere uno spacciatore da un consumatore. Fuggi, fuggi, poiché tutto sia come prima. Con una variante, però: che devi sapere dove si è trasferito tutto quanto. Ed allora chiedi a destra e a manca, come se desiderassi partecipare ad una anteprima di chissà che cosa. Ma a cui non puoi mancare.
Milano in Metro. Free-press: “Passa il piano di bonifica del Bosco per un nuovo quartiere smart e sostenibile”. La giunta rassicura. Ma chi? Sta di fatto, che tra il dire e il fare, ci sono di mezzo viavai continui, stati di agitazione, crisi da astinenza. Overdose.
C’è chi sapeva poco della roba. Solo qualcosina visto in Trainspotting e in Christian F.
La conosco, un’amica 100 ml. di metadone al giorno. Dipendenza fisica e mentale. Se ti prende la scimmia sul groppone, è tosta. A tu per tu con chi di professione fa il palo. Sei dentro la zona franca, a seconda delle volte ci arrivi in solitaria o in compagnia. Idea: consumare sul posto, così tutto può sembrare più accettabile. In vena. Fuori vena. Chi se la fuma.
Fuori dalla zona franca. Una giornata qualsiasi. Carnagione pallida, bere gratis il più possibile e per finire se si può una riga. Pippare, ci starebbe bene qualcosina al cartoccio, ma non abbiamo la stagnola.
Barricati in casa, televisione a tutto volume, il chiamare affettuoso “Zia” una tua coetanea. Perché in fondo ci si vuol bene. Anche se certe diffidenze non mancano mai.
“Ma la cocaina è roba da sbirri”.
Contare, di nuovo, i contanti. Furto di beni di prima necessità all’Esselunga. Pasto consumato con l’accendino tra le dita.
Sniffare, la botta che arriva “in tempo reale”. Ancora tra le quattro mura e sentirsi come degli sfollati. Parliamo solo tra di noi. Tutto questo per spiegarti…
On The Road. Ciondoli, sudi, ti mordi la lingua, sei in marcia verso luoghi dimenticati. All’improvviso ti scopri atletico, accenni una corsa, perché il bisogno e la voglia della roba è tanta. Immensa. Ecco il casolare con la sua frequentazione multietnica. E se perché ingenuo e sprovvisto ti imbatti negli uomini della ‘ndrangheta occhio che sgarrare costa caro. Parecchio caro, che manco ti immagini.
Ma la musica? Poco niente. Iggy Pop, Nick Cave, Einsurzende Neubauten ridotti a tappezzeria. Crystal Distortion, techno-casino perché siamo già nei casini. Concerti punk, free-party che sempre più facoltativi. I Soundgaden sul giradischi, dopo una dose, così poco concilianti con i successivi attimi in cui hai bisogno di relax.
Tristezza, convivere con la tristezza. La tua esistenza sembra avvolta nel domopack. Tossici funzionali. Situazioni del cazzo, per niente romantiche. Spettri da allontanare. La cura. Qualcuno sostiene: Nessuna lettura morale, solo parlarne. E parlarne può voler dire anche vederla come una cosa tranquilla”.
E bastaaa… per sempre.
Ciò che ho scritto sopra… alcuni degli stati emozionali che emergono in questo toccante libro, dalla scrittura a briglia sciolte, che include diverse situazioni. Nessuna censura e nessun moralismo ipocrita. Gli scritti come sono arrivati in redazione sono stati lasciati. Il loro apparire “paro paro” sono la migliore arma per una dichiarazione di intenti in cui paragrafi letterari, cronache, poesia, disegno, diario convergono. M’avvolgo, mi gratto, mi ingegno, vago nei sobborghi dell’ansia, rido del delirio. Occhi sbarrati su “Paradiso e Inferno”. Forse per queste due ultime parole (virgolettate) sarebbe stato meglio usare il plurale.
di Massimo Pirotta
www.usthemyours.com, 4 ottobre 2022Ero una fanzine
Ero una fanzine è una raccolta di testimonianze di giovani che fanno uso di eroina. Una narrazione collettiva – che spazia dal fumetto al memoir, dalla poesia al racconto in prima persona – che ci racconta a quasi cinquant’anni dalla nascita del mass market della “roba” (1974-1975) quello che è lo scenario odierno. Non parlano allarmati sociologi, politici isterici a caccia di voti di mamme ansiose o giornalisti interessati ai click che le storie truci garantiscono copiosi. Parlano ragazzi e ragazze che nella loro vita hanno incontrato questa sostanza e ci raccontano con grande empatia e umanità uno spaccato di realtà che i più preferiscono ignorare o giudicare quasi sempre senza avere gli strumenti per farlo. Ecco, questa raccolta di scritti è uno strumento, un coraggioso strumento messo insieme da tre ragazze esordienti e pubblicato da Agenzia X, editore che si dimostra capace di portare in superficie ciò che si muove nelle vene nascoste della nostra società dolorante. Un libro, un piccolo cult, che non può mancare nella biblioteca del lettore curioso attento alla realtà contemporanea.
di Pablito el Drito
www.rivistamilena.it, 14 luglio 2022Intervista a Paolo Cerruto di Agenzia X: «Cerchiamo autrici e autori in grado di raccontare il presente»
C’è un passo importante e perfetto nel volume I mestieri del libro (pubblicato da Oliviero Ponte di Pino per TEA). E recita così: «Per l’autore il libro è prima di tutto l’espressione della propria soggettività. Per l’editore è un’intuizione, un’idea da inserire in un progetto. Per il redattore è un testo da costruire, levigare e migliorare con pazienza. Per l’ufficio tecnico è materia da plasmare. Per il grafico è un’emozione da trasmettere al lettore. Per l’ufficio commerciale è merce. Per il libraio è un prodotto da vendere. Per l’ufficio stampa è un oggetto culturale da far circolare nel dibattito pubblico. Al tempo stesso, per tutti loro e per il lettore, un libro è tutte queste cose insieme, e altro ancora: perché ha naturalmente anche un valore culturale, estetico, etico, morale, politico… per tutti l’incontro con il libro può diventare l’occasione di un percorso di conoscenza».
Il senso totalizzante di questo oggetto che risveglia fantasia e riattiva i campi elettrici della creatività sta in questo pensiero. La storia dei libri in Italia, e dunque dell’editoria, cavalca la Storia di una nazione, i suoi processi sociali, antropologici, intellettuali, professionali, di mercato. E le collane fondate all’interno di ogni casa editrice rappresentano lo spartito su cui annotare lo scheletro sinfonico di una realtà imprenditoriale che voglia occuparsi di libri. Le collane anzi scandiscono il vero rapporto dialettico tra editore, autore, lettore e finiscono per fungere da cartina al tornasole rispetto a quel percorso di conoscenza di cui si parlava poc’anzi.
È del 1868 la Biblioteca Amena, collana inaugurata da Fratelli Treves, nella quale pubblicarono Edmondo De Amicis e Luciano Zuccoli. Le voci nuove iniziarono a farsi sentire in Solaria fondata da Alberto Carocci nel 1926: vi scrissero Elio Vittorini e Umberto Saba. E poi andando in avanti nel tempo, i Gialli della Mondadori che decretarono il successo mainstream della narrativa cosiddetta “di genere”; le fasi antifasciste di editori come Einaudi e Corbaccio le cui pubblicazioni avevano una forte impostazione politica e di opposizione; [no ad arrivare ad esempi più vicini come La Memoria (collana della Sellerio), Einaudi Stile Libero, l’esperimento coraggioso de Il Saggiatore con la realizzazione di una collana di narrativa andata a Giuseppe Genna.
In tempi in cui si dice che i libri perdono colpo e l’editoria risulti in crisi (ma da quanti decenni lo è?), nascono piccole gemme, fiori di cristallo psichedelico e multiforme che racchiudono in pancia lo specchio dei narratori del nuovo millennio. Si tratta di Agenzia X, il laboratorio editoriale milanese che ha i suoi motori in Marco “Philopat” Galliani, scrittore punk, e Paola “Nevrosi” Mezza. Il centro culturale partecipativo di via Ripamonti lancia una nuova collana: Fulmicotone. Il primo volume uscito è Nitrito di t_w_i_g (acronimo di Tobia Wilson Iacconi Gabbriellini). È giusto dire che il romanzo epistolare dell’autore toscano è il megafono di una generazione, l’invocazione/bestemmia laica per un’umanità allo sbando mangiata da capitalismo e individualismo violento. Una lunga lettera che il protagonista scrive all’amica Lucrezia, de[nita da Antonio Moresco come «disperata, poetica, insurrezionale… un grido che sale dalle fogne delle nostre città, della vita e del mondo. Una lettera commovente, aliena, scritta da un giovane uomo con le lacrime agli occhi e la furia nel cuore».
Abbiamo raggiunto l’autore a Napoli, dopo la presentazione del suo libro nella libreria Tamu e ci ha parlato della sua idea di letteratura e vita: «In un momento di dolore della mia esistenza, mi è arrivata in conforto una lettera della mia migliore amica. Le nostre strade si erano divise. Mi chiedeva come stessi, e per la prima volta ho risposto che stavo male. Il libro nasce così, come una lettera privata che, per colpa o merito di Antonio Moresco, è diventata un libro reale e senza filtri. Non sapevo neanche che fosse stata inviata alle case editrici. Ho un amore fin da piccolo per la letteratura, anche quando scrivo un appunto cerco di far ridere o di far piangere, per me le parole sono fondamentali. Provengo da una famiglia anarco-comunista. I primi anni da adulto, dai 19 fino a 29 anni, sono stati da militante, compagno a tempo pieno, la mia vita è stata tutta una serie di case occupate, manganellate, sgomberi, cortei, volantini. Tuttora, con altre forme e con il movimento transfemminista di Bologna “Non Una Di Meno”, mi considero un militante. Un insurrezionalista. E per me letteratura e militanza non sono separate. L’arte e la militanza sono la stessa cosa, tutte le lotte sono la stessa lotta. La lotta del debole contro il forte, dell’oppresso contro l’oppressore. Per me la poesia è militante. Rimbaud, Emily Dickinson sono due militanti».
Dalla nuova collana di Fulmicotone di Agenzia X si affacciano nuove voci, la potenza della narrazione che traccia un solco nella società. Gli editori prendono parola, in particolare l’ideatore della collana Paolo Cerruto, che ci racconta questa solenne invocazione alla rivoluzione culturale.

Innanzitutto partiamo dal perché. Da Sellerio con “Promemoria”, a Einaudi che ha generato “Unici”. In Italia – paese notoriamente poco abitato da lettori forti – le case editrici continuano a fondare collane. Perché crearne di nuove?
Bella domanda, nella sovrapproduzione che contraddistingue l’editoria nostrana sarebbe anche il caso di darci un taglio, tuttavia con Agenzia X abbiamo deciso di aggiungere una collana per divulgare opere di narrativa, storicamente poco accolte dal catalogo dell’editore milanese, specializzato in saggistica a tema controculturale.

Come nasce l’idea “chimica” del Fulmicotone? Cos’è Fulmicotone di Agenzia X?
Il nome comune della trinitrocellulosa, fulmicotone, proviene dal vecchio “cotone fulminante”: la trinitrocellulosa si ottiene infatti trattando il cotone con una miscela composta da acido nitrico e solforico. Si tratta di un esplosivo inventato nel 1845 da Schönbein, chimico tedesco. La lunga storia dell’esplosivo e i larghi usi che ha trovato, però, hanno permesso al suo nome di sedimentarsi nella lingua. Era per esempio usato nelle armi da fuoco, nei trucchi di magia e nei flash delle prime macchine fotografiche. Da qui deriva l’espressione di qualcosa “al fulmicotone”; qualcosa di esplosivo, impetuoso, brillante. Sotto questi auspici nasce la nostra collana di giovani scrittori in lingua italiana; una selezione di narrativa che si aggiunge alla proposta editoriale di Agenzia X. A oggi la redazione è formata da Clara Aqua e Caterina Orsenigo, con il supporto di Massimiliano Cappello e Vittoria Mieli.

Come selezionerete gli autori di Fulmicotone?
Abbiamo aperto una mail a cui spedire i propri testi (fulmicotoneagenziax@gmail.com), ci sono già arrivate alcune decine di proposte che stiamo valutando, con le poche forze di una piccola redazione quale siamo. Il “criterio di collana” che vorremmo seguire è quello esposto sopra; cerchiamo autrici e autori in grado di raccontare il presente, in tutte le sue sfaccettature, con un occhio critico, consapevoli che per raccontare una società violenta si debba scrivere con rabbia e furore. Come dice Alberto Dubito “devo scrivere il mio tempo, prima che lui scriva me”.

Il primo titolo è Nitrito di t_w_i_g. Che storia si devono aspettare i lettori?
Dentro a Nitrito non c’è una vera e propria storia, piuttosto la vita trascritta in pagina di un giovane scrittore e attivista che ha avuto una vita di passioni e di eccessi e si trova costretto, per motivi di salute, in uno stato di lucidità totale faticosamente imposto dai medici. Tobia, in quei tre mesi di detox, ha partorito una lettera stupenda, destinata a una sua amica ma a tutti noi; una lettera dove si alternano pagine di alto valore letterario ad esperienze “basse”, raccontate senza filtri, in cui è facile rispecchiarsi. Il tutto è una serenata alla vita comunitaria e di lotta, a un’idea di futuro che dovrà cambiare e vederci cambiare, o altrimenti non varrà la pena di essere vissuto.

Scontro generazionale, il ruolo della letteratura, il degrado sociale e capitalistico, il significato della bellezza, dell’arte e la necessità della poesia e quindi del silenzio. Una lunga lettera dedicata a Lucrezia e alla piccola Leda. Nitrito è definibile come una preghiera laica e violenta, dove dio (qualsiasi dio) è sostituito da una perduta umanità, sacra e pagana. Come avete scelto t_w_i_g per aprire la collana?
Il libro è arrivato da Antonio Moresco. Quando gli ho raccontato questa idea di collana ha subito detto che aveva un manoscritto per noi, proveniente da un suo giovane amico e camminatore della Repubblica nomade. “Un tipo che scrive bene. Istrionico, pieno di piercing e tatuaggi”, diceva con la sua voce sottile. La lettera ci è subito piaciuta, era davvero “al fulmicotone”. Tobia si è mostrato entusiasta e in pochi mesi siamo arrivati in libreria, il testo non aveva praticamente bisogno di editing. Il progetto grafico della collana è stato ideato da Davide Nasta, giovanissimo art director di Parma, che ha montato in copertina l’illustrazione (che poi è un ritratto dell’autore) di Matteo Berton, artista di stanza a Bologna.

Siete già al lavoro su prossimi titoli? Possibile qualche anticipazione?
Sì, a maggio è uscito Natura corta, l’esordio di Diego Leandro Genna, giovane giramondo siciliano e istruttore di immersioni. Un libro che si inscrive nel secolare e intramontabile filone animalesco, quello che da Esopo, passando per i bestiari medievali e le metafore orwelliane, arriva ai nostri giorni, a Filelfo e Bernardo Zannoni. Questo libro è arrivato dai librai di Gogol & Company, anche in questo caso è stato amore a prima vista. I quindici racconti sono impressionanti, ti trasportano nella prospettiva di animali o piante che ragionano come esseri umani. Sono storie al fulmicotone perché le dinamiche e le azioni dei protagonisti sono bestiali, violente, talvolta caratterizzate dalla ribellione, dall’insubordinazione, dalla volontà di cambiamento. Un omaggio alla natura, alla vita, alla diversità. Come ha scritto Isidoro Meli nella postfazione, Natura corta è “molto distante dai bestiari novecenteschi di matrice sudamericana, con la loro prosa immagini[ca che sublima nell’astrazione, Diego Genna è invece ancorato alla materia come primaria e irrinunciabile scelta di campo, alla ferocia e alla maestosità della natura che conosce bene, da esploratore e fotografo subacqueo. Umanizzando l’esistenza di piante e animali l’autore ci sbatte in faccia la nostra natura selvatica, la mestizia delle nostre illusioni di superiorità, la vena tragicomica che ci pervade”.
Infine anticipiamo qui la terza uscita, prevista per fine luglio: Ero una fanzine, una raccolta di testimonianze di giovani consumatori di eroina, curata da Mastica’zine, un collettivo di tre ragazze. Per tutte e tre le uscite trovate online dei bellissimi booktrailer, curati da Lorenzo Picarazzi della Red Lights Video.
di Davide Speranza

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