L’illegalità è un elemento determinante del writing. Il fatto che sia proibito è in sé un incredibile incentivo. Il viaggio inizia di notte, si scavalcano muri e barriere, poi gli appostamenti, il mordi e fuggi... In quei momenti ti sembra di essere in un film...
Il writing è una forma di espressione urbana, un movimento legato alla città e presente ormai da diversi decenni ovunque nel mondo. Già dagli anni settanta i treni della metropolitana di New York partivano dai sobborghi ricoperti di scritte a spray, invadendo con segni e colori il salotto del centro storico. Per quei giovani figli di schiavi o di migranti era un modo per dire ai residenti dei quartieri alti che esistevano anche loro. Grazie al suo elevato valore simbolico questa pratica illegale è diventata, nel giro di poco tempo, una delle più diffuse tra coloro che provano a intraprendere il tortuoso cammino della critica alle ingiustizie sociali. Il primo passo di questo percorso si chiama tag, una semplice firma, uno scarabocchio su un muro di una città qualsiasi, anonima e respingente, su cui apporre il proprio nickname di strada. Qualcuno le ha chiamate pisciate di cane, altri le hanno giudicate come l’elemento principale del degrado, in pochi si sono posti degli interrogativi sulla resistenza di questo fenomeno, nessuno ha mai elaborato un pensiero su quanto le tag possono essere preziose nel creare uno specifico senso di solidarietà diffusa nelle comunità che vivono in periferia.
Elogio alle tag è un volume che indaga le relazioni tra writing, street art e logiche repressive anti degrado da un punto di vista inedito, con brevi saggi dell’autore e approfondimenti di sociologi, urbanisti, scrittori e avvocati, ma soprattutto con importanti testimonianze di molti artisti italiani di diverse generazioni.