Può l’arte essere ancora uno strumento per rivoluzionare la vita e immaginare un futuro alternativo?
I cambiamenti nel mondo dell’arte sono espressione di questi tempi turbolenti in cui la società dell’intero globo sembra non trovare una soluzione. Mikkel Bolt Rasmussen, servendosi della lezione del marxismo critico, si concentra sulla presenza o sull’assenza di tendenze d’avanguardia, partendo dal presupposto che nel passato avevano rappresentato uno straordinario strumento di emancipazione.
Se da un lato, l’arte continua a essere una dimensione in cui è possibile esercitare una critica del presente in vista di una sua trasformazione radicale, dall’altro appare quasi del tutto implicata nei flussi finanziari del capitalismo globale e anche l’arte più impegnata politicamente sembra servire, se non incarnare, gli interessi dell’ordine dominante.
L’industria culturale minaccia di ridurre l’arte a un’esperienza diffusa di economia partecipativa, mentre nelle università la mercificazione dell’educazione, della ricerca e del sapere appare quasi completata. Nei sei capitoli del libro, dopo aver percorso la storia travagliata delle avanguardie storiche e del situazionismo, l’autore analizza le relazioni ambigue tra il neoliberismo e l’arte contemporanea, soffermandosi sulla funzione delle grandi mostre come Documenta e la Biennale e quindi sulle estetiche relazionali, l’arte militante, il nuovo istituzionalismo e l’architettura postmoderna.